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Chiesa dei Santi Bartolomeo e Marino

Chiesa di Santa Rita

Le origini della Chiesa di Santa Rita

Scopri gli esterni e il Chiostro

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Storia

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La Storia
  La lunga storia di questa chiesa dei Santi Bartolomeo e Marino detta di Santa Rita è stata molto travagliata tra terremoti, abbandoni e bombardamenti ma è sempre rinata ed è grazie ad una grande devozione popolare per questo luogo che oggi la si vede nel suo splendore. Le più antiche notizie documentate sulla chiesa risalgono al 1136 e riguardano il monastero che gli era stato costruito accanto, detto de Abbatissis, delle Abbadesse. Erano suore benedettine povere, che vivevano di carità e dei prodotti del loro orto. Vennero poi sostituite nel 1258 dalle Clarisse che fecero costruire la chiesa dov’è ora. Infatti nonostante le varie modifiche dell’edificio possiamo vedere ancora bene la sua origine medievale e francescana. Al suo posto esisteva già una chiesa monastica dedicata a Santo Marino, ossia quando la devozione nei primissimi anni del Medio Evo era ancora viva a Rimini per questo scalpellino di origine dalmata, che convertì la popolazione del Monte Titano (oggi è il Patrono della Repubblica di San Marino). Diventò diacono grazie al Vescovo di allora San Gaudenzo, oggi Patrono di Rimini. Nel 1464 arrivarono, al posto delle suore Clarisse, i Canonici Regolari Lateranensi che intervenirono all’interno del monastero e costruirono a fianco un bel chiostro e un grande orto. L’ordine fu soppresso nel 1797 con la venuta di Napoleone e che trasformò l’edificio in una caserma sottraendo molte opere d’arte e preziosi oggetti sacri. La chiesa poté riaprire nel 1805, ora dedicata ai Santi Bartolomeo e Marino acquisendo anche la funzione di parrocchia dopo la soppressa della chiesa parrocchiale del vicino all’Arco d’Augusto, dedicata appunto a San Bartolomeo. Naturalmente dalla vecchia parrocchia furono portati molte suppellettili e immagini sacre. Subito dopo l’Unità d’Italia (1862) venne costruita accanto una grande caserma (Caserma Castelfidardo) particolarmente colpita, insieme alla chiesa, durante la seconda guerra mondiale.ndiale.

Esterno

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Esterno
Questa chiesa è stata gravemente danneggiata da tutti i terremoti che hanno colpito Rimini: nel 1672, 1786, 1875 e 1916. L’edificio ora si presenta in mattoni; sulla facciata sono ben visibili due alte monofore gotiche cieche, che affiancano un modesto rosone di più tarda costruzione, e che sovrastano il portale settecentesco. Monofore simili sono presenti anche nei fianchi. L’abside è fondata sulle mura urbiche romane ed è cinquecentesca ma sorretta da contrafforti moderni. Anche il campanile è di recente manifattura.

La Devozione a Santa Rita

La devozione a Santa Rita da Cascia si deve soprattutto alla perpetua del parroco (don Mariano Gavalotti), Clotilde Leardini, che con molta insistenza nel 1926 ebbe il benestare del prete per posizionare la statua della Santa all’interno della chiesa. Suscitò subito una devozione enorme, tanto da far indicare ben presto la parrocchia come chiesa di Santa Rita. La chiesa si affolla sempre per la festa del 22 maggio con la benedizione delle rose per celebrare questa santa ancora tanto amata. Dal 1990 vi è stata una riduzione delle parrocchie e adesso è una semplice rettoria e in quanto alla canonica, l’ex monastero lateranense, oggi è adibita a Casa del Clero.

Il Chiostro

La devozione a Santa Rita da Cascia si deve soprattutto alla perpetua del parroco (don Mariano Gavalotti), Clotilde Leardini, che con molta insistenza nel 1926 ebbe il benestare del prete per posizionare la statua della Santa all’interno della chiesa. Suscitò subito una devozione enorme, tanto da far indicare ben presto la parrocchia come chiesa di Santa Rita. La chiesa si affolla sempre per la festa del 22 maggio con la benedizione delle rose per celebrare questa santa ancora tanto amata. Dal 1990 vi è stata una riduzione delle parrocchie e adesso è una semplice rettoria e in quanto alla canonica, l’ex monastero lateranense, oggi è adibita a Casa del Clero.
Visita il Cammino del Santo Marino

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Interno

All’interno sono presenti opere d’arte pregevoli del tardo cinquecento, volute e commissionate dai Canonici Lateranensi

Abside

Cupola San Marino presentato alla SS Trinità

Il Monastero doveva esaltare nell’abside la storia del Santo Marino e fu chiamato a decorarla il pittore Giorgio Picchi di Casteldurante (1555-1605) già attivo a Roma e da qualche anno a Rimini e dintorni. Nella calotta il santo è dipinto come un eremita nella luce dorata del Paradiso, nel momento in cui le allegorie dell’Umiltà e della Laboriosità cristiana lo presentano alla santissima Trinità. Sotto questa scena sono raffigurate, le tre virtù teologali: Fede, Speranza, Carità fra ovali. Sulle pareti si completano le virtù cardinali: Temperanza, Fortezza, Giustizia e Prudenza (quest’ultima raffigurata come pace). Tutte queste sono indispensabili per accedere alla beata visione del Signore. Nelle pareti dell’abside, il Picchi dipinse quattro tele raffiguranti episodi di San Marino riguardanti le vicende della falsa moglie: sono capolavori caratterizzati dal contrasto chiaroscurale del tipico del Manierismo tardo cinquecento. Al centro dell’abside si trova una tela di Angelo Arlotti (copia da G. Ribera del XVIII secolo) che raffigura il martirio di San Bartolomeo.

Altri affreschi sull’abside e sulla navata, gravemente danneggiati, sono stati eseguiti certamente dal Picchi: sugli archi, appena riconoscibili Noè, Mosè, forse Davide e Giosuè; nelle “cartelle” laterali cinque episodi della vita della Madonna; la Natività sull’arco trionfale e nella controfacciata la Resurrezione. Di particolare pregio è il coro ligneo (1494-1496) realizzato da un artista veneto che nei dossali ha realizzato intarsi con verdure urbane e nature morte di rara bellezza.

I Lateranensi fecero fondere due campane: una da Bernardino da Rimini (1509), l’altra, anonima, nel 1542. Modesto appare l’altare in pietra (del 1570 circa e che racchiude un cippo romano). Sono inoltre presenti la statua del Santo Marino e una delicata acquasantiera marmorea sulla destra del presbiterio. Sul piccolo coro di sinistra vi è un organo di preziosa fattura della famosa bottega veneziana di Gaetano Callido (1779)

Martirio di San Bartolomeo

Breve storia di Santo Marino

San Marino, fondatore della Repubblica omonima e santo patrono del piccolo stato, è una figura leggendaria la cui vita si intreccia con la storia del cristianesimo e dell’Europa tardo-antica. Secondo la tradizione, Marino nacque intorno al 275 d.C. sull’isola di Rab, nel mare Adriatico, attualmente parte della Croazia. L’isola, all’epoca sotto il controllo dell’Impero Romano, era abitata da una popolazione in gran parte pagana, ma Marino, figlio di una famiglia cristiana, crebbe in un ambiente di fede, già fortemente legato alla nascente religione.

Marino era di professione tagliapietre, un mestiere che lo condusse sulla terraferma, in Italia, assieme al suo amico e compagno d’opere, Leone, anch’egli venerato come santo. I due si stabilirono a Rimini, città sulla costa adriatica, e qui trovarono lavoro nella costruzione di edifici. Era un periodo difficile per i cristiani: l’imperatore Diocleziano aveva avviato una delle più grandi persecuzioni contro i fedeli di Cristo. In questo contesto, Marino e Leone, nonostante il loro status di lavoratori, furono costretti a fuggire dalla persecuzione.

Nel 301 d.C., Marino trovò un luogo sicuro sul Monte Titano, una montagna isolata e rocciosa nell’attuale Italia centrale. Decise di stabilirsi lì e di vivere come eremita, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione. Nel tempo, attirò altre persone in fuga dalle persecuzioni, e insieme fondarono una piccola comunità cristiana. L’aspetto più straordinario della vicenda è che questa comunità sarebbe poi divenuta la base della futura Repubblica di San Marino, considerata oggi la più antica repubblica ancora esistente.

Marino è anche protagonista di una curiosa leggenda legata a una “finta moglie”. Secondo questa tradizione, Marino visse non solo una vita di fede e umiltà, ma anche un episodio in cui dimostrò la sua determinazione a proteggere la propria missione e la sua comunità.

La leggenda narra che mentre Marino viveva come eremita sul Monte Titano, qualcuno che si opponeva alla sua presenza e al crescente numero di seguaci decise di metterlo in cattiva luce. Un giorno, una donna sconosciuta arrivò presso la comunità e cominciò a diffondere false accuse, sostenendo di essere la moglie di Marino e accusandolo di averla abbandonata. Questa donna cercava di distruggere la reputazione di Marino, insinuando che non fosse un uomo santo come voleva apparire, ma un ingannatore.

Marino, però, non si lasciò intimidire da queste calunnie. Si narra che con calma e fermezza dimostrò la falsità delle accuse, portando alla luce la verità e smascherando la donna come una bugiarda. Infatti confessò pubblicamente di essere stata ispirata e posseduta dal demonio e poco dopo ella morì.

Alcune varianti della leggenda affermano che la donna, colta dal rimorso per le sue bugie, si pentì e chiese perdono a Marino, che la perdonò e le offrì la possibilità di redimersi, mostrando ancora una volta il suo spirito di compassione. Questa vicenda rafforzò la sua reputazione di uomo di profonda rettitudine e di autentico servo di Dio.

Un episodio importante della vita di Marino riguarda il suo incontro con una vedova romana di nome Felicissima. La donna, proprietaria del terreno su cui Marino e i suoi seguaci si erano stabiliti, inizialmente cercò di cacciarli via, infastidita dalla loro presenza. Tuttavia, Marino le parlò con tale dolcezza e convinzione, spiegandole il valore della fede cristiana e la loro ricerca di pace, che la vedova non solo acconsentì a lasciarli restare, ma si convertì al cristianesimo e donò loro il terreno. Questo episodio è visto come simbolo dell’umiltà e della determinazione di Marino, capace di conquistare i cuori attraverso la fede.

Nel frattempo, Marino continuò la sua missione di predicazione. Fu ordinato diacono dal vescovo di Rimini, il che gli conferì la capacità di predicare e servire la comunità cristiana in modo più ufficiale. Nonostante la sua crescente notorietà, Marino scelse di continuare a vivere una vita semplice e ascetica, restando sul Monte Titano, dove aveva costruito una piccola chiesa che divenne il centro spirituale della sua comunità.

Marino morì il 3 settembre del 366 d.C., dopo aver consacrato il Monte Titano come luogo di libertà e fede. Le sue ultime parole, secondo la tradizione, furono: “Relinquo vos liberos ab utroque homine”, cioè “Vi lascio liberi da entrambi gli uomini”, riferendosi all’autorità imperiale e papale, che segnò l’indipendenza spirituale e politica della comunità che aveva fondato. Ancora oggi, questa frase è considerata un motto fondamentale per la Repubblica di San Marino, simbolo della sua libertà e autonomia.

Visita il Cammino del Santo Marino

Allìinterno del chiostro si trova il Pozzo del Santo Marino

Coro Ligneo

Parte Destra

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Destra

Nella prima cappella a destra vi è una pala di Bartolomeo Coda che raffigura la Madonna col Bambino e i santi Erasmo, Biagio e Giovannino (1540). Di seguito vi è la devotissima statua di Santa Rita da Cascia (1926), seguita poi dalla Beata Vergine di Lourdes (1886). Una tela di Francesco Stringa che dipinge Sant’Ubaldo esorcista ai piedi della Vergine con il Bambino (xvii secolo) anticipa la mirabile tela dell’Arrigoni (Giovanni Laurentini) di San Michele Arcangelo che atterra il Demonio, mentre sullo sfondo appare l’immagine dell’Immacolata.

Parte Sinistra

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Sinistra

Nella prima cappella a destra vi è una pala di Bartolomeo Coda che raffigura la Madonna col Bambino e i santi Erasmo, Biagio e Giovannino (1540). Di seguito vi è la devotissima statua di Santa Rita da Cascia (1926), seguita poi dalla Beata Vergine di Lourdes (1886). Una tela di Francesco Stringa che dipinge Sant’Ubaldo esorcista ai piedi della Vergine con il Bambino (xvii secolo) anticipa la mirabile tela dell’Arrigoni (Giovanni Laurentini) di San Michele Arcangelo che atterra il Demonio, mentre sullo sfondo appare l’immagine dell’Immacolata.

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